Ogni giorno siamo bombardati dalla parola “qualità”. ma cos’è davvero la Qualità (con la “q” maiuscola) e come si raggiunge?
Proviamo a fare un semplice esperimento: prendiamo in mano un quotidiano o una rivista e osserviamo in quali contesti viene citato il termine “qualità”. Lo ritroveremo utilizzato negli ambiti più disparati, con significati completamente differenti tra loro e per scopi diversissimi.
La stessa cosa capiterà se proveremo a chiedere a dieci persone diverse cosa significhi per loro “qualità”. Con molta probabilità, anche questa volta, ci ritroveremo con dieci definizioni completamente differenti.
Pirsig sosteneva che, definire la qualità in termini oggettivi, non fosse affatto facile mentre è facile rilevarne la mancanza. Quando manca la qualità, infatti, ce ne accorgiamo subito.
La qualità può essere intesa come caratteristica (la conformità alle specifiche tecniche) o come valore (l’adeguatezza all’uso) ed è un concetto relativo che, come tale, può essere definita in molteplici modi, proprio perché si compone di una parte fortemente oggettiva (gli aspetti tecnici che devono soddisfare le specifiche del cliente) ma anche di una parte assolutamente soggettiva (gli aspetti che devono soddisfare le aspettative e i desideri del cliente).
E’ un rapporto tra una realizzazione e un’attesa perché esprime il livello di corrispondenza tra le aspettative del cliente e il prodotto/servizio offerto: più le aspettative e il prodotto/servizio si sovrappongono, più questi saranno giudicati prodotti/servizi “di qualità”.
La qualità è “customer driven” perché i livelli di performance e di conformità sono stabiliti dai clienti e i clienti sono i soli deputati a valutare il livello di qualità.
Parafrasando un detto famoso che diceva che “la bellezza è negli occhi di chi la contempla”, potremmo dire che la qualità è negli occhi dei nostri clienti.
Proviamo ora a considerare la qualità dal punto di vista dei clienti e dal punto di vista delle organizzazioni e vediamo cosa cambia.
Se guardiamo la qualità dal punto di vista dei clienti è:
Se guardiamo la qualità dal punto di vista delle organizzazioni è:
La percezione della qualità è, dunque, multidimensionale e può dipendere dalla natura del prodotto/servizio, dal contesto di riferimento (ciò che in un determinato contesto viene considerato di qualità può essere considerato di scarsa qualità in un contesto diverso o da un’altra persona), dalle aspettative, dalla percezione (basata sulle conoscenze specifiche del prodotto/servizio, sui convincimenti, sui valori, sulle emozioni, sulle informazioni raccolte attraverso la pubblicità i media, gli amici), dai bisogni al momento della valutazione, ecc.
David Garvin nel 1987 individuò 8 componenti della qualità:
La qualità, dunque, è il punto di incontro tra diverse esigenze che possono ricondursi principalmente a tre:
E all’interno delle organizzazioni? Come si riconosce se un’organizzazione lavora in qualità?
Polemicamente, potremmo sostenere che non c’è qualità se manca anche uno solo di questi fattori:
Proviamo a farci delle semplici domande:
Se avete risposto no a queste domande, allora si è sicuramente presentata la giusta occasione per iniziare a lavorare in un’ottica di Qualità!.
Fonte: www.qualitiamo.com
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