Archivio giornaliero Maggio 6, 2021

DiDEEP BUSINESS

I requisiti applicativi del D. Lgs. 231/2001

Quali sono gli elementi sulla base dei quali è possibile delineare una responsabilità dell’Organizzazione

Affinché si possa configurare un coinvolgimento dell’Ente per un reato commesso da parte dei suoi amministratori, manager e/o dipendenti, è necessario che siano presenti determinate condizioni, sia soggettive che oggettive.

Le condizioni soggettive riguardano la tipologia di persone e la tipologia di Ente assoggettabile, mentre quelle oggettive concernono la tipologia di reato e la condizione di vantaggio o interesse per l’Ente.

Per quanto riguarda la tipologia di persone, ci si riferisce alle caratteristiche che deve avere il soggetto che commette il reato affinché l’Ente possa essere chiamato ad una qualche responsabilità.

In base ad una stretta interpretazione del Decreto è possibile individuare:

SOGGETTI APICALI

  • figure che sono incaricate dall’Ente come portatrici di deleghe e di potere (soggetti apicali di diritto);
  • figure che, anche se non sono formali portatrici di deleghe e di potere all’interno dell’Ente, si comportano e agiscono come se lo fossero (soggetti apicali di fatto);

SOGGETTI SOTTOPOSTI AGLI APICALI

  • soggetti che, seppur non nelle condizioni di portatori di deleghe formali, sono comunque in grado di commettere reati di cui al Decreto e coinvolgere l’Ente in quanto soggetti a direzione e controllo degli apicali medesimi.

In relazione alla tipologia di Ente assoggettabile è possibile affermare che, in base alla lettura del Decreto, esso si applica di fatto a qualsiasi Ente privato o pubblico con un qualsivoglia interesse privato e che persegua in modo organizzato il fine di realizzazione di un profitto.

Si precisa che l’applicabilità riguarda Enti forniti di personalità giuridica e le società e associazioni anche prive di personalità giuridica.
Restano esclusi lo Stato, gli Enti Pubblici Territoriali, gli altri Enti Pubblici non economici che svolgono funzioni di rilievo costituzionale.

Passando in rassegna i requisiti oggettivi, per quanto riguarda la tipologia di reati che possono determinare un coinvolgimento dell’Ente ci si rifà direttamente al catalogo di cui al Decreto che ne individua 18 categorie specifiche.

L’altro requisito oggettivo, la condizione di vantaggio o interesse per l’Ente, si sostanzia infine nel fatto che sia necessario che la condotta criminosa dell’individuo sia attuata nell’interesse o a vantaggio dell’Organizzazione.

In termini pratici, l’interesse è una situazione di carattere qualitativo, non misurabile ed esistente ancora prima di commettere il reato.

Il vantaggio, invece. è una condizione quantitativa e si può valutare solo a fatto compiuto, ovvero misurando l’utilità marginale che la condotta criminosa ha procurato all’Ente.

L’alternatività di queste due condizioni lascia poche maglie alla possibilità che l’Ente NON sia chiamato a rispondere per la mancanza di interesse o vantaggio. Questi infatti possono combinarsi in diverse situazioni:

  • il caso in cui ci sia interesse e vantaggio per l’Ente (la progettualità e compimento del reato);
  • il caso in cui sia solo l’interesse per l’Ente (beneficio potenziale nelle intenzioni) senza un vantaggio (misurabile);
  • il caso in cui ci sia solo il vantaggio per l’Ente (utilità marginale) senza che lo stesso sia coinvolto a livello progettuale, ovvero nelle intenzioni.